FISIOTERAPIA E RECUPERO FUNZIONALE
COSA Trovi
In questa sezione troverai descritti i miei ambiti di specializzazione professionale, la modalità con cui prendo in carico il paziente e soprattutto potrai capire se posso essere il professionista giusto per provare a risolvere il tuo problema. La scelta iniziale spetta sempre al paziente e decidere a chi affidarsi oggigiorno è decisivo, perché ormai gli ambiti di specializzazione di noi fisioterapisti sono molti, ed io sono il primo che, su certe problematiche, preferisce indirizzare ad altri colleghi i pazienti che necessitano di trattamenti che non fanno parte delle mie specializzazioni.
servizi
”Estremizzando il concetto di specializzazione si arriva a saper fare tutto di niente”
Rubo una citazione che mi è sempre piaciuta per farvi capire che non ho mai amato la super specializzazione lavorativa e che la mia forza è stata proprio quella di “coltivare” settori differenti che, nel tempo, hanno trovato sbocchi comuni. Qui di seguito riassumo semplificando alcuni aspetti che reputo rilevanti e che evidenzio tra i miei servizi di riabilitazione.
RIABILITAZIONE CHIRURGICA /
POST TRAUMATICA
DOLORI MUSCOLO-SCHELETRICI RICORRENTI
RELAZIONE TERAPISTA-PAZIENTE
RIATLETIZZAZIONE SPORT SPECIFICA
TERAPIA MANUALE
EDUCAZIONE / GESTIONE DEL DOLORE
CONTROLLO MOTORIO / ATTIVAZIONE SELETTIVA
MASSOTERAPIA SPORTIVA
RIABILITAZIONE CHIRURGICA / POST TRAUMATICA
Il più classico dei percorsi riabilitativi nasce dopo un trauma, con conseguente lesione di qualche tessuto (nervo, osso, tendine o muscolo). Oltre al danno biologico, il tempo di immobilità che segue altera il corretto movimento della regione lesionata e questo necessita di un percorso che possa far tornare tutto alla perfetta funzionalità. La fisioterapia privata può tranquillamente anticipare i tempi della presa in carico per un recupero più rapido, senza per forza sostituirsi al servizio pubblico dell’azienda sanitaria. Le esigenze del paziente, sia lavorative che personali, i suoi obiettivi riabilitativi giocano ovviamente un ruolo importante sui tempi di recupero e quindi sulla velocità della presa in carico. Sicuramente ogni tipo di intervento chirurgico o stop forzato necessitano di un percorso di recupero personalizzato. Sempre più spesso si sentono medici che sconsigliano un percorso riabilitativo anche dopo operazioni chirurgiche: in alcuni casi può andare anche bene, ma, se nel percorso post operatorio subentrano complicanze, sarebbe sempre meglio fare una valutazione, senza aspettare che i mesi passino e che il problema persista. Spesso con poco si riesce a migliorare la situazione.
DOLORI MUSCOLO-SCHELETRICI RICORRENTI
Ci sono situazioni in cui il dolore nasce quasi dal nulla, senza cause apparenti. Da dove iniziare allora per capirne l’origine? Potrebbero essere molteplici le cause subdole che hanno alimentato questo tipo di dolore: ci sono stress/traumi che si ripetono nel tempo e che ad un certo punto (chiamato “punto soglia”) si trasformano in allarme, cioè dolore. Immaginate il famoso detto della ”goccia che fa traboccare il vaso”: il problema si crea quindi negli anni e ad un certo punto emerge e si manifesta attraverso un’esperienza dolorosa. Ad esempio, tra le situazioni più comuni si possono menzionare: posizioni statiche lavorative prolungate per tante ore, compiere molte volte al giorno uno stesso determinato gesto nel lavoro o nello sport ecc…. Indagare tutti gli aspetti che caratterizzano questo tipo di problema è fondamentale attraverso una valutazione globale della persona.
RELAZIONE TERAPISTA-PAZIENTE
Quello che un tempo veniva visto come un particolare di poco conto, con l’avvento delle nuove scoperte scientifiche delle neuroscienze, ha trovato una collocazione fondamentale nel programma terapeutico. Non parlo solo dell’effetto placebo che ogni medico o terapista procura involontariamente o volontariamente nel corso di ogni relazione col proprio paziente, ma anche di tutto il mondo della comunicazione verbale e non che il prof. Benedetti descrive benissimo nei suoi libri. Insomma, quello che prima era un dettaglio poco considerato ora viene studiato, perfezionato e aggiunto agli strumenti di riabilitazione veri e propri. Conoscere e capire questi nuovi aspetti non solo offre un ventaglio più ampio di possibilità riabilitative, ma obbliga noi fisioterapisti a comprendere alcune cose che prima non venivano prese neanche in considerazione.
RIATLETIZZAZIONE SPORT SPECIFICA
Il percorso che uno sportivo deve compiere per ritornare alla sua attività è diverso per tempistiche, programmazione ed obiettivi rispetto ad un comune percorso riabilitativo. Lavorare con lo sport richiede un approccio differente, che spazia dalla prevenzione degli infortuni, vero e proprio cuore del problema, alla cura di un danno già in atto, cioè un infortunio che ferma l’atleta dalla sua attività. La mia preparazione anche in scienze motorie ed il mio passato da sportivo mi offrono un campo d’azione molto più ampio rispetto a colleghi ”solo” fisioterapisti. L’aspetto della preparazione atletica e della gestione dei carichi di lavoro è un pilastro portante nella salute dell’atleta e poter interagire anche con queste dinamiche fa la differenza. La soddisfazione sta proprio nel lavorare in modo personalizzato rispetto al livello agonistico/amatoriale dell’atleta ed alle dinamiche di movimento del suo sport di provenienza, spesso anche in team multiprofessionale.
TERAPIA MANUALE / MANIPOLAZIONI
La terapia manuale è sempre stata vista come il pilastro fondamentale della fisioterapia. Le scuole che nel mondo si occupano di questa visione del paziente sono molte, e di diverse concezioni: sintetizzando e semplificando, il fine comune della terapia manuale è comunque quello di lavorare direttamente sui tessuti/articolazioni per liberarne il movimento e ripristinare uno nuovo stato fisiologico. La mia terapia manuale si è formata partecipando a molti corsi di osteopatia e la sua visione globale mi ha sempre affascinato, anche se nel tempo non ho mai voluto diventare un osteopata vero e proprio. Benché essa sia vista come il cardine del lavoro di fisioterapista, la letteratura scientifica sta molto rivedendo la sua reale potenzialità e personalmente rimane uno dei tanti strumenti che ho a disposizione, ma non il solo strumento che si possa usare per aiutare il paziente. Va usata nei casi di necessità, ma spesso può anche essere bypassata, poichè, come mi piacerebbe far capire alla gente, il fisioterapista non cura solo con le mani, assolutamente.
EDUCAZIONE / GESTIONE DEL DOLORE
Il tema del dolore è stato rivoluzionato dall’avvento delle Neuroscienze. Saper valutare, e quindi sotto classificare il tipo di dolore del paziente, è prioritario, perché le forme di intervento sono molto differenti. Ovviamente, anche in questo caso, il momento della valutazione e l’utilizzo di questionari specifici hanno un ruolo fondamentale. Per “educazione al dolore” (Explain Pain, Moseley/Butler) si intende tutta quella procedura che porta il paziente a capire meglio che tipo di meccanismo alimenta principalmente il suo dolore e quale potrebbe essere quindi la miglior strategia di gestione dello stesso. Il ruolo del cervello nell’elaborazione del dolore è diventato il punto chiave e la vecchia visione periferica è oggigiorno obsoleta, anche se molti professionisti la sposano ancora e illudono i pazienti con promesse di risoluzione dei loro problemi alquanto discutibili. Dov’è il problema? Se si pensa erroneamente che il dolore sia generato solo dai tessuti (cioè dalla periferia del corpo) si sbaglia proprio la partenza del ragionamento e quindi anche il paziente viene ingannato e spesso portato fuori strada circa la soluzione dei suoi problemi, con trattamenti che mirano solo alla parte dolente.
Anche l’aspetto della nostra immagine corporea (Body Image) influisce su alcune forme di dolore: quindi prendere in considerazione anche questo e valutarlo apre prospettive che sono proprio ai confini delle nuove frontiere di approccio al complesso mondo del dolore.
Anche l’aspetto della nostra immagine corporea (Body Image) influisce su alcune forme di dolore: quindi prendere in considerazione anche questo e valutarlo apre prospettive che sono proprio ai confini delle nuove frontiere di approccio al complesso mondo del dolore.
CONTROLLO MOTORIO / ATTIVAZIONE SELETTIVA
Il ruolo degli esercizi attivi sta diventando una parte fondamentale nella riabilitazione. Difficile descrivere il concetto puro di controllo motorio, perché è insito in ogni tipo di movimento, ma c’è una differenza abissale nel proporre un esercizio riabilitativo specifico per un paziente o un esercizio qualsiasi preso dal ”mucchio degli esercizi”. Alla base, c’è da capire in che modo il nostro paziente usi i suoi muscoli: sono necessari una valutazione del suo modo di muoversi (pattern di movimento) e dei test, per capire se, rispetto ad alcune richieste, determinati muscoli stanno lavorando o invece sono inibiti. Il solo aspetto visivo dell’esecuzione di un movimento non basta per poter dire se due persone stanno attivando gli stessi muscoli mentre si muovono o svolgono determinati compiti, si deve indagare con test specifici l’attivazione di ogni singolo muscolo e in determinate situazioni patologiche sapere quali muscoli non stanno lavorando è importante. Ecco perché le basi della neurofisiologia unita al ruolo dei muscoli (stabilizzatori e dinamici) ed ai comandi del nostro cervello fanno del controllo motorio uno strumento di lavoro fondamentale che interferisce sull’apprendimento sensomotorio del paziente.Anche l’aspetto della nostra immagine corporea (Body Image) influisce su alcune forme di dolore: quindi prendere in considerazione anche questo e valutarlo apre prospettive che sono proprio ai confini delle nuove frontiere di approccio al complesso mondo del dolore.
MASSOTERAPIA SPORTIVA
Per i professionisti dello sport questo aspetto assume un ruolo importantissimo nella gestione dei carichi di lavoro gare o competizioni ravvicinate. Il massaggio profondo e decontratturante è un potente ”rituale” che agisce su tutti i livelli muscolari, libera dalle tensioni accumulate e facilita la performance. In un iter di recupero dovrebbe essere sempre abbinato a determinate fasi del programma di allenamento. Qui non si parla più di riabilitazione: il massaggio non richiede un impegno di ragionamento sofisticato ma piuttosto energia e forza che anche noi fisioterapisti dobbiamo metterci. Con gli atleti con i quali si ha più confidenza diventa un vero e proprio momento pre gara che serve anche alla “testa” dell’atleta, che avrà la possibilità di raccontare, tirando fuori sensazioni e aspettative circa la gara che dovrà affrontare.
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