SPORT
Penso che il movimento possa essere considerato come una potente medicina, che ci mantiene in salute e che ci rende più felici, una “medicina” ormai alla portata di tutti, grazie alle molteplici discipline diffuse. Purtroppo, però per la cultura occidentale è più facile ricorrere alla magica pillola di turno da ingoiare, piuttosto che “faticare” dedicandosi all’attività sportiva; la cura spesso vince sulla prevenzione e sulle buone e sane abitudini di vita. Il concetto di sport, nella sua accezione più completa, spazia veramente a 360 gradi, da chi veramente lo pratica per il proprio benessere fisico fino al mondo agonistico, dove purtroppo l’integrità dell’atleta non sempre è messa in primo piano.
Recuperando il paragone dello sport visto come “medicina”, si potrebbe dire che spesso nel mondo agonistico (ma anche amatoriale) ci siano dei ”sovradosaggi del farmaco” mal gestiti. Però è proprio questo l’aspetto affascinante: sapersi districare tra i vari programmi di allenamento provando a ridurre il più possibile le probabilità di infortunio in primis e, quando oramai è tardi, cercare di far rientrare nel minor tempo possibile l’atleta ai suoi allenamenti.
Un tempo chi lavorava nel mondo dello sport professionistico era, agli occhi della gente, un professionista ”migliore”. Adesso, anche a causa del drastico impoverimento del settore sportivo, chi lavora nello sport è spesso sottopagato e questo settore diventa quindi una ”palestra” per giovani colleghi che vogliono “farsi le ossa” accettando le poco vantaggiose condizioni economiche del mercato. Personalmente ho sempre lavorato con lo sport perché devo molto a questo ambiente, grazie a tutto ciò che mi ha insegnato ed alle esperienze che mi ha fatto vivere. Provo un grande piacere quando giovani atleti riprendono a svolgere la loro disciplina, dopo avere risolto i loro problemi: questo è un aspetto del mio lavoro che mi gratifica molto.
Il sodalizio tra il mio lavoro ed il mondo dello sport, ha avuto però una sua evoluzione che mi ha portato, col passare degli anni ad allontanarmi dalle società sportive (mantenendo aperto solo il rapporto con la nazionale di corsa in montagna), e a prediligere i singoli sportivi che decidono di appoggiarsi ad un fisioterapista.
Ho sperimentato molto sulla mia pelle il triathlon (abbracciando quindi 3 differenti discipline: nuoto ciclismo e corsa), che mi ha insegnato l’arte della fatica, oltre che la gestione della grande mole di allenamenti da affrontare, e mi ha permesso di aprirmi verso le potenzialità degli allenamenti differenziati, cosa che mi è tornata poi utile per gestire i periodi di recupero degli atleti. Ho speso e dedicato tempo in corsi specifici di traumatologia sportiva, il master universitario a Torino in primis.
Collaborazioni
Collaborazioni passate: Emma Quaglia (nazionale maratona), Neruda Volley (A1 Volley), nazionale Hockey Prato (under 16)
Collaborazioni attive: Nazionale Corsa Montagna, Cesare Maestri ( Atletica), Ester Schwarz (Pattinaggio Artistico)
Provenienza sportive dei pazienti che vedo in studio: Volley (Lavis), Corsa, Tennis, Arrampicata, Sci
Contattami
Per avere maggiori informazioni o prenotare un appuntamento contattami compilando il modulo qui vicino.